domenica 15 novembre 2009

Bugie, Promesse, Populismo: Dove Andremo A Finire?

Alessio Mazzucco

Che il Presidente Fini prenda le distanze dalle iniziative di Governo non può essere certo oggetto di stupore. A volte è imbarazzante: un’armata che con trombe e tamburi fa gran caciara sull’inno di una liberazione da una (dicunt) sorta di inesistente dittatura comunista nel nostro Paese. Dal biennio prodiano (non certo un biennio rosso) è ritornato più forte che mai il signor Berlusconi. E questa volta è partito in quarta. Vediamo a più di un anno e mezzo dal suo insediamento che accade.

Accanto ai soliti slogan e agli eccessi populisti, si sono affacciati nuovi scenari e nuove iniziative politiche che in Italia non si vedevano da molto tempo. Forse troppo. Temi toccati: pubblica amministrazione, scuola e università, tasse. Questi, almeno, sui quali vorrei riflettere.

L’astro nascente del PdL, ministro Renato Brunetta, ha dichiarato guerra ai fannulloni. Ricordate? Un’inchiesta de L’Espresso denunciava un Ministro della PA assenteista al Parlamento Europeo e in difficoltà a trovare una cattedra universitaria (nonostante le sue millantate glorie, tra cui ricordiamo la possibilità di vincere un bel Nobel). Dimentichiamoci delle precedenti questioni e parliamo di politica. La lotta di Brunetta nei confronti dell’inefficienza della PA ha un sapore epico, una sorta di lotta a metà tra l’essere il paladino del buon lavoro e il minister vanagloriosus, bravo a parlare, un po’ meno bravo ad ottenere. Siamo seri: quanto è andato avanti a parlare di lotta all’assenteismo? Un anno, forse più. E i dati lo hanno smentito qualche tempo fa (lui stesso lo ammise) mostrando una controtendenza nell’indice di assenteismo. Ma ci son cose che mi stanno più a cuore: facilitazioni burocratiche, class action (scomparsa tra i meandri di un parlamento lento e bloccato), assalto ai baluardi di potere delle PA, … “Rivoluzione in corso” è il nome del suo libro; tra sistemi di carota e bastone e qualche annuncio populista magari si metterà in moto qualcosa. Vedremo gli effetti del nuovo DDL da poco approvato.

Istruzione: finalmente si razionalizza. Ad aspettare che le università e le scuole si mettano in moto autonomamente per un rinnovamento interno, rimarremmo qui qualche decennio. Sì agli accorpamenti, no a facoltà inutili. Un applauso al coraggio di certi aspetti della riforma. Ma i fondi ripartiti tra le Università che metodi useranno, quali criteri? E la ricerca la buttiamo via così, senza alcun rimorso? Voglio dire: per crescere e ritornare ad essere competitivi nel mercato mondiale serve ricerca e innovazione. Tagliare i fondi ai laboratori e ai centri di ricerca universitari è stata così una buona idea? Non credo. O forse tagliare le ore d’insegnamento delle materie essenziali per una cultura generale o per avere buoni strumenti in futuro è cosa buona? Non mi convince. Per chi volesse consultare i dati cito due articoli: da Il Sole 24 Ore, “Doccia fredda sull’istruzione: in finanziaria 7,3 miliardi in meno in tre anni” di Claudio Tucci; da lavoce.info “La scuola dopo l’ennesima doccia scozzese” di Chiara Saraceno.

Tasse. L’ICI abolita. Finalmente, scrosci d’applausi, evviva! Evviva cosa? Al massimo evviva il populismo. Un recente articolo de Il Corriere di Sergio Rizzo (“I conti in rosso dei Comuni (senza Ici)”, 8 novembre) è illuminante: i comuni più grossi sono stati soffocati. Così parla Chiamparino, Sindaco di Torino e Presidente dell’Anci: “Il fatto è che non ab­biamo più autonomia fiscale. L’Ici è pra­ticamente sparita, l’addizionale Irpef è bloccata. Il problema non è tanto il pat­to di stabilità, quanto il fatto che manca­no proprio le risorse.”. Ma abolire l’ICI a scaglioni come il Governo Prodi aveva intenzione di fare proprio non piaceva? Ora applaudono tutti, ma quando i Comuni taglieranno definitivamente fondi e iniziative, vedremo la carica populista della riforma sciogliersi come neve al sole. L’IRAP lasciatela stare: vi prego! Almeno potremo continuare a vantare la SECONDA sanità migliore al mondo (con pecche e difetti, ovvio, ma pur sempre democratica e accessibile). Magari, se proprio si vuol far pagare meno tasse a tutti, non è meglio più lotta all’evasione con controlli incrociati, indagini sui conti di grandi e medi imprenditori, commercianti, liberi professionisti, sui loro beni, ecc.. (come del resto faceva il Ministero del Tesoro 2006-2008) e meno scudi fiscali?

Ho una domanda per il Governo: avevate promesso l’abolizione delle province; non se ne parla più. Un’altra domanda: Obama punta ad una spinta all’economia data da incentivi sullo sviluppo di energie pulite. Noi che si fa? Daremo incentivi per le energie pulite? Svilupperemo nuovi settori di ricerca per metterci, se non all’avanguardia, almeno nella posizione di Paesi che ricominciano a crescere tanto dopo la crisi? Che si è fatto per il rapporto tra ambiente e crescita? Era nel programma dell’attuale Governo; la vostra promessa era occuparvene, o no?

Non parlerò di Giustizia perché la discussione è ancora in corso. Solo un’ultima cosa mi vien da dire: si potrebbero proporre e realizzare meno cattedrali nel deserto e dare una visione più di lungo termine ad un Paese alla deriva? Magari meno ponti sullo stretto di Messina per infrastrutture ferroviarie migliori? Meno parole e più fatti su un federalismo fiscale serio? Magari meno discussioni feroci sui crocifissi e più dibattiti e ragionamenti politici ed intellettuali su una società sempre più globalizzata ed eterogenea? Magari meno chiacchiere sugli ammortizzatori sociali esistenti e più idee per nuove strutture del mercato del lavoro, rapporto coi sindacati e protezione sociale ed economica dei precari?

Personalmente sono molto preoccupato. Scrivo questo articolo spinto da dubbi e domande sincere. Che si sia sostenitori o no di questo Governo, questo è IL Governo del nostro Paese: a loro, quindi, dobbiamo rivolgere le nostre perplessità. Al di là dell’antiberlusconismo e di questa fantomatica lotta tra un popolo che si fregia di esser portatore di libertà e un gruppo di cittadini marchiati indelebilmente come “compagni” e “comunisti”, ragioniamo seriamente sul nostro futuro. Onestamente, non lo trovo così roseo.

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