venerdì 25 settembre 2009

Una Domanda Una Al Coordinamento PDL Di Savona

Diego Zunino

Purtroppo faccio fatica, per mia ignoranza, a comporre articoli sui grandi temi che si affacciano sul panorama nazionale decido dunque di volgere lo sguardo verso il mio cortile. Non sono capace di formulare dieci domande ma ne vorrei porre una in merito a questa curiosa vicenda:

In data 11 settembre apprendo dal seguente sito http://www.primocanale.it/news.php?id=54731 la nomina a “Coordinatore Provinciale” dell’ Avv. Roberta Gasco. Ora non è che mi competa entrare nel merito di un partito in cui non mi riconosco, ma mi permetto di fare una considerazione di squisito buon senso: L’avvocato Gasco nel maggio 2009, il 18 maggio (http://www.ivg.it/2009/05/18/regione-ludeur-esce-dalla-maggioranza-in-consiglio/), rifiuta di entrare nel Pdl, sostiene, perché intende “mantenere viva l’identità del suo partito”.

C’è da dire che in questi sei mesi l’Udeur è divenuta forte come non mai, soprattutto nel savonese! Un rotondo 0,92% (http://amministrative.interno.it/amministrative/amm090621/P074.htm) che pone l’Udeur al di sopra di forze come i pensionati, i cristiani uniti, i pensionati-bis, la lista civica “per il bene comune” e la lista civica cristiana!!! Però l’identità si è rafforzata molto…

Non è trascurabile tuttavia l’esperienza che l’Avvocato Gasco ha riportato in campagna elettorale europea nel 2004″Le elezioni sono state un successo inaspettato…come voti sono stata la seconda del partito (il quale ha catalogato un succoso 0,3% con 0 eletti, ndr) nel collegio nord ovest!” (peraltro con il centro sinistra) sostiene nel suo sito personale (http://www.robertagasco.it/chisono.php) pur riscontrando un risultato diverso nei dati riportati sui media italiani (http://www.repubblica.it/speciale/2004/elezioni/europee/no.html) dove figura sesta con 1.104 preferenze.

L’anno seguente è però l’anno della svolta: “Ed eccoci al 2005. Mastella riesce ad ottenere per la Liguria un posto nel listino del Presidente Burlando. Ma la persona da inserire doveva essere una donna e della provincia di Savona… La scelta è ricaduta su di me con lo stupore di tutti (…) Burlando vince le elezioni e nell’aprile 2005 vengo eletta consigliera regionale, la più giovane d’Italia.” (http://www.robertagasco.it/chisono.php)


Ritorniamo al 2009, con un mandato regionale agli sgoccioli e un salto carpiato che vedrà il consigliere regionale più giovane d’Italia segretario di un partito e coordinatore di un altro fare per giunta campagna contro il Presidente grazie a cui è riuscita a strappare questo primato lusinghiero. Non conoscendo l’Avv. Gasco non mi resta che farle i migliori auguri per una buona riuscita della campagna elettorale e per tutti i successi nella vita.

Mi rivolgo ora a chi ha compiuto questa scelta, augurandomi che sia se non proprio meritocratica almeno democratica: per nulla togliere al nuovo coordinatore provinciale, ma forse non sarebbe stata “migliore” -non dico a livello di opportunità ma di coerenza ed immagine- una scelta su chi ha creduto nei valori e nelle idee fondanti del primo partito della provincia di Savona?

giovedì 17 settembre 2009

La "Guerra Dimenticata": La Solitudine Dei Cittadini Iraqeni

Vincenzo Scrutinio

“tutto nasce dal fatto che si compiono cose a metà. Si è buoni solo a metà.
Ecco perché il mondo si trova nei pasticci. Fate le cose in modo completo.
Il chiodo deve essere battuto fino in fondo.
Dio odia dieci volte di più un mezzo diavolo che un arcidiavolo!”

Nikos Kazantzakis

“La sovranità dell’Iraq appartiene all’Iraq ed è per questo che ho ordinato il rientro delle unità da combattimento entro agosto(1)”,con queste parole il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama confermava, nel suo discorso ad Al Azhar, la decisione di ritirare le truppe di stanza in Iraq. Ed in effetti così è stato. Il 6 agosto iniziava il ritiro dai villaggi e dalle città iraqeni in accordo con il Sofa(2) (Status of Forcement Agreement) siglato l’anno scorso.

Fino ad allora le forze americane ed il neo-esercito iraqeno, insieme ai membri dei vari “consigli del risveglio” stipendiati dagli americani, avevano affrontato congiuntamente le “ripercussioni del tragico errore dell’invasione”, rappresentate dagli affiliati iraqeni ad Al-Qaida e gli ex baathisti. Dal 6 agosto è stato “veramente uno show iraqeno”.

Proviamo a vedere come si presentava il palco all’apertura del sipario. Già dall’estate 2007 si era manifestato un notevole decremento delle vittime civili, con il termine delle violenze seguite alla distruzione della moschea sciita di Al Askari l’anno precedente. Come si può ben vedere nel grafico il numero delle vittime civili è diminuito in modo estremamente rilevante e si è mantenuto relativamente stabile da quel momento in poi (se si escludono le operazioni a Basrah e Sadr City nel marzo del 2008).

Contemporaneamente le rilevazioni sulla percezione della sicurezza da parte dell’esercito americano mostrano una crescente fiducia della popolazione. Questo si riscontra soprattutto per quanto riguarda le opinioni espresse sulla sicurezza nella “propria zona”, mentre rimane molto più basso il numero di coloro che ritengono di poter viaggiare relativamente sicuri. Questo fenomeno potrebbe essere causato da diversi fattori: potrebbe, infatti, sia di una forma di assuefazione o di minimizzazione delle diminuite violenze locali (si ricordi che il paese è in una situazione di quasi guerra civile da quasi cinque anni), sia da una sostanziale scarsità di informazioni sulle altre province.

Come facevano notare Jason Campbell, Michael O’Hanlon, Jeremy Saphiro e Amy Unikewicz in un articolo pubblicato sul New York Times il 17 giugno “a conti fatti la situazione è molto migliorata ma fortemente instabile,soprattutto dal momento che le riduzioni più consistenti di truppe americane devono ancora avvenire(3)”. Ora queste riduzioni sono avvenute e le conseguenze non hanno tardato a verificarsi. Il 19 agosto un attacco coordinato di alcune autobombe ha colpito lo stesso ministero degli Esteri causando almeno 95 morti e più di 500 feriti(4). Il numero di vittime di civili ha iniziato a crescere nuovamente. E proprio mentre mi appresto a postare questo articolo apprendo da un editoriale del Washington Post che nell’ultimo mese è stato registrato il numero più alto di vittime civili nel 2009.

L’esercito iraqeno è come un gruppo di “ragazzi con una macchina di grossa cilindrata nuova di zecca, lì fuori che bruciano la strada … ti fa quasi paura” dichiarava un ufficiale americano(5). Speriamo solo che imparino a guidare in fretta … ammesso che ci riescano. Non solo, infatti, non hanno la stessa esperienza dei loro mentori ma sono privi anche della tecnologia americana, essenziale, per esempio, per individuare le bombe e gli IED (Improvised Explosives Devices) che hanno causato molte perdite nella fase finale dell’occupazione(6).

Il Generale Ray Odierno, comandante delle forze americane in Iraq, dichiarava “ci sono ancora civili che vengono uccisi in Iraq. Ci sono persone che tentano di attaccare il nuovo ordine iraqeno ed il movimento verso la democrazia ed un’economia aperta. Così abbiamo ancora del lavoro da fare”. Secondo altri non c’è più nulla che gli Stati Uniti possano fare e la stabilità in Iraq è ormai una causa persa(7) o che la presenza delle truppe americane potrebbe solo aumentare l’instabilità del paese. Ma i giochi ormai sono fatti e mentre sentimenti di disperazione palpabile si diffondono tra la popolazione iraqena di fronte agli ultimi attentati(8) speriamo che i civili iraqeni, dopo aver affrontato gli “immensi benefici dell’invasione americana”, non debbano affrontare anche quelli di una prematura ritirata.

(1):il testo integrale è disponibile all’indirizzo http://politicaattualitailcaffe.blogspot.com/2009/06/blog-post.html
(2): per una analisi del trattato rimandiamo all’articolo del Generale Fabio Mini “Uno scomodo Sofa”, Limes no 1, 2009, pag 219-235
(3): New York Times 17/6/2009, “The States of Iraq and Afghanistan” di Jason Campbell, Michael O’Hanlon, Jeremy Saphiro e Amy Unikewicz
(4): http://www.economist.com/world/middleeast-africa/displaystory.cfm?story_id=14270095
(5) http://www.economist.com/world/middleeast-africa/displaystory.cfm?story_id=14177591 ; “We don’t need you anymore”, The Economist, 6/8/2009.
(6) Per dati sulle vittime militari e civili della guerra in Iraq ed Afghanistan si consiglia il sito http://icasualties.org/ che contine anche un database aggiornato sulle cause dei decessi.
(7) Un’opinione in tal senso è stata espressa in un articolo sul Washington Post da George F. Will. In particolare egli ritiene che la situazione iraqena non sia stabilizzabile nel breve periodo e che la presenza americana non possa né controllare le violenze né influenzare il governo iraqeno, prevenendo corruzione ed orientamenti incentrati sulla componente etnica., A questo punto, anche visti i costi in termini umani che le truppe statunitensi hanno dovuto affrontare, non c’è ragione per rimanere in Iraq. Washington Post, “One Way or another, leaving Iraq”, 4/9/2009.
(8) si veda New York Times “Deadly Blast Rock Shiite Mosque in Baghdad”, NYT 12/9/2009 ; “Lethal and Relentless”, The Economist, 20/8/2009..

venerdì 11 settembre 2009

Cronache Di Un'Estate Italiana (Ovvero Quando La Politica Va In Vacanza)

GianMario Pisanu

Heri dicebamus…
Evitando di scomodare il solito alieno verde, planato d’incanto sulla nostra penisola e attonito al cospetto di tanto macchiettistico stravizio, mi verrebbe da riesumare (concedetemelo) niente meno che Ennio Flaiano, colui che, con uno dei suoi aforismi al curaro, immortalò la scena politica italiana, definendola “grave, ma non seria”.
Nella sua spietata lucidità, questa sentenza suona sinistramente attuale e addirittura indulgente, se raffrontata alla cagnara cui assistiamo di questi tempi. Accuse, controaccuse, stracci che volano qua e là, minacce di secessione e quant’altro hanno condito un’Estate che così arroventata non la si ricordava da un pezzo.
Come la guerra di Troia ebbe il suo concepimento durante un banchetto, e la causa scatenante nella bella e reproba Elena, anche il subbuglio in cui è piombata la classe dirigente del nostro paese pare avere un’origine scabrosa. Pomo della discordia, manco a dirlo, un’avvenente biondina campana(e molte, molte altre…). Ma la realtà è quasi sempre più prosaica di come la si dà in pasto alla gente, e anche stavolta , al di là di ogni congettura, c’è quello che Kissinger definì “il migliore afrodisiaco”: il potere (altro che Noemi!).
Dopo la “vittoria mutilata” alle europee, di cui si paventava un esito bulgaro pro Premier, l’alleato/rivale di sempre, la Lega Nord, non ha esitato a sfruttare i primi segnali di debolezza tra le falangi berlusconiane, battendo cassa a più riprese. Se Bossi berciava di dialetti e gabbie salariali, il fine ultimo era sempre il medesimo: tirare al rialzo in vista delle regionali del 2010, profittando delle torbide vicende erotiche che han ridotto il Premier alla stregua di un’anatra zoppa. Questi, dal canto suo, non ha esitato a schierare il suo imponente plotone mediatico contro i detrattori di turno, che fossero gli intellettuali trinariciuti di Repubblica o le anime pie di Avvenire, macchiatisi indistintamente di lesa maestà. Accecato dall’ira e sitibondo di vendetta, ha dapprima gettato il guanto di sfida alla Cei, mettendone a nudo le divergenze con la Segreteria vaticana tramite l’affaire Boffo. Quindi, in un crescendo rossiniano, ha denunciato alcune testate giornalistiche, inveito contro l’Unione Europea e redarguito il Presidente della Camera, invitandolo , per voce del suo fido sicario Feltri, a “rientrare nei ranghi”.
Poiché chi semina vento spesso raccoglie tempesta, il Premier è uscito assai malconcio da tutto il ginepraio che egli stesso, in buona parte, ha contribuito a fomentare. Già si levano i primi mugugni dalle fila cattoliche e qualche inguaribile nostalgico vaticina un Grande Centro prossimo a venire. Non bastasse, i quotidiani esteri e l’opposizione hanno avuto gioco facile a gridare alla dittatura, benché i paragoni con Putin o Chàvez appaiano oltremodo fuorvianti e non plausibili.
Reagendo d’istinto, il leader del centro-destra è dunque incappato nell’errore che un politico di razza (non osiamo dire “statista”) non dovrebbe mai commettere. Ma proprio qui sta il punto.
Sin dalla sua famosa discesa in campo, Berlusconi si è sempre professato quale homo novus della vita pubblica italiana, ostile ai cosiddetti “politici di professione”(democristiano, nel berlusconese, è alla meglio sinonimo di faccendiere) e refrattario a ogni sorta di dialettica in seno al suo partito. Questa strategia, che a distanza di 15 anni permane fruttuosa sul fronte elettorale, si rivela in realtà un boomerang quando dalla piazza ci si sposta nelle stanze dei bottoni e le crisi vanno affrontate con gli strumenti che la politica ti concede. Solo la Politica con la “p”maiuscola, infatti, può emendare se stessa correggendo le proprie storture, e solo politicamente ci si dovrebbe tirare d’impaccio da scandali che afferiscono alla sfera privata, tirando dritti fin quando possibile e attuando politiche d’ampio respiro , senza sceneggiate napoletane e crisi isteriche.
Ma questa fantomatica Seconda Repubblica, nata sull’onda di un’Anti Politica viscerale , non riesce a scrollarsi di dosso gli stereotipi di cui è figlia, languendo nel limbo dell’indeterminatezza, incapace di secernere propria linfa, condannata a vivere di luce riflessa nell’eterna contrapposizione a un passato ripudiato e a un nemico mai realmente avversato. E’ il Non Essere che prevarica sull’Essere,il trionfo di un relativismo politico che s’accinge a colmare i presìdi lasciati incustoditi dalla scomparsa delle ideologie.
La morte della Politica implica, parafrasando Dostoevskij, che d’ora in poi tutto viene concesso. Sicchè non passa giorno senza che qualcuno metta in dubbio l’unità nazionale minando alla base la nostra stessa identità (salvo poi ritrattare manco si trattasse di bagattelle da quattro soldi) ; così, una giovane modella ammette candidamente che, qualora non riuscisse a sfondare nel mondo dello spettacolo, le piacerebbe entrare in politica, assurta al nobile rango d’ufficio di collocamento per trombati dello show business. Fino al colmo dell’imbarbarimento, quando, anziché avversarsi nelle aule parlamentari con proposte concrete e istanze politiche, ci si combatte a suon di spazzatura, facendo a gara a chi rimesta meglio i mucchi di letame.
Voglio concludere con una chiosa che sa tanto di speranza.
Negli ultimi tempi, di mezzo a tante sconcezze e colpi bassi, s’è assistito tuttavia a qualcosa che somiglia vagamente a un sano dibattito, colonna portante di ogni democrazia. Appare encomiabile da questo punto di vista, a prescindere dal merito delle questioni poste in essere, la posizione del Presidente della Camera Fini, tipico esempio di vox clamans, che, scontrandosi apertamente con alcune scelte del proprio leader , ha posto l’accento sulla necessità di un ritorno immediato alla Politica dei partiti, tralasciando velleità di cesarismo e gossip mediatico. Dall’altra parte, il dibattito intestino al Pd, seppure fino ad ora assai carente d’idee, condurrà non di meno a una leadership attorno alla quale, ci si augura, sarà possibile organizzare finalmente un’opposizione forte e credibile. Tutto ciò è più che mai necessario, giacché l’autunno si annuncia denso d’incognite economiche e foriero di nuove tensioni sociali. La morte della Politica, in un quadro così instabile, sarebbe “il più grande assassinio di tutti i tempi”. E non possiamo permettere che lo si perpetri.

mercoledì 9 settembre 2009

Il Coprifuoco Rivierasco Visto A 200 Metri Di Distanza

Diego Zunino

L’11 gennaio alle ore 14 e 30, in una soleggiata giornata d’inverno milanese sostengo l’esame orale di diritto costituzionale: lo zelante assistente esige che mi ricordi l’articolo 16, e per fortuna sono riuscito a spararla giusta nella giungla di diritti e libertà che affollano quella sezione della nostra beneamata “Carta”:

Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche [cfr. art. 120 c. 2, XIII c. 2].

Mi chiedevo dell’utilità di questa norma costituzionale, mi sembrava una cosa ovvia, sciocca quasi pleonastica, tuttavia non sapevo quello che stava per accadere dai miei pressi di lì a poco dopo. Il prode Sen. Franco Orsi, parlamentare del Popolo delle Libertà e rappresentante della nutrita lobby dei cacciatori, sbaragliata la poca resistenza sinistroide presente nella cittadina di Albisola Superiore diviene il Borgomastro mentre nella vicina Albissola Marina è il viceversa che prende atto: il Pd capitanato dal ben moderato Nicolò Vicenzi assume la carica di Primo Cittadino lasciando a becco asciutto la lista civica di centro destra data per vincente tra le cui file veniva annoverato il sottoscritto.

Le campagne elettorali che hanno caratterizzato i due vincitori sono state molto differenti: più spettacolare la prima, con ospiti di spicco e un’immagine dinamica ma soprattutto volenterosa di cambiare; meno vistosa ma ben supportata dai gruppi giusti (Società Cattolica Operaia “S. Cecilia” e Curia) più rassicurante e mirata a volere garantire la sicurezza nel piccolo borgo marinaro assediato da questi locali troppo “deregolarizzati”.

Mentre il nostro primo cittadino si impegnava ad affrontare la “movida” (termine quanto mai abusato in questi ultimi mesi) con azioni spot di polizia municipale e un tavolo di negoziazioni dal sapore quasi keynesiano, il Borgomastro albisolese ha deciso di tagliare la testa al toro emettendo una meravigliosa ordinanza motu proprio egli infatti

O R D I N A

che a far data dal giorno 14 agosto 2009 e fino al giorno 13 settembre 2009, nelle notti
tra venerdì e sabato e tra sabato e domenica, dalle ORE 03.15 alle ORE 06.00

E’ VIETATO:
l’accesso pubblico e lo stazionamento di persone nel centro storico di Albisola Capo
nelle vie:
via Colombo
via IV novembre
via Don N. Leone
via Giulia Gavotti.
piazza del talian
per le sole aree ricomprese nella zona ZTL

Negli orari e nei giorni di cui sopra alla panetteria Garbarini, ubicata in Via Colombo,
41 con locali di produzione e vendita anche nel retro di via Don Natale Leone, non è
consentito l’esercizio della vendita al pubblico. Onde evitare il richiamo di persone
all’interno della zona in cui non è consentito l’accesso, la predetta panetteria non
potrà tenere aperti i locali finalizzati alla vendita al pubblico che dovranno,
inequivocabilmente, apparire dall’esterno come chiusi.

Bene a questo punto mi viene da supporre, alla luce del suddetto articolo costituzionale richiestomi, che od il centro storico della ridente città cugina è affetto da influenza suina notturna o lì dalle ore 3,15 alle ore 6,00 sussiste un teatro di sommossa che danneggi l’ordine pubblico. Beh, mi domando e dico ma l’ordinanza sindacale, atto monocratico amministrativo, può scorrazzare così liberamente come un cinghiale tra le vigne del nostro diritto fino a profanare persino le preziose viti della Costituzione?

L’umile wikipedia descrive così i limiti e le proprietà della bolla albisolese:
Si tratta di atti monocratici che creano
doveri positivi (di fare o dare) o negativi (di non fare). In certi casi possono essere emanati in deroga all’ordinamento giuridico vigente (ma non ai suoi principi generali né a norme costituzionali): sono le cosiddette ordinanze libere, di cui sono esempi i bandi militari e le ordinanze contingibili e urgenti; quando questi atti contengono norme generali ed astratte sono considerati atti normativi e, quindi, fonti del diritto.
Dunque dal basso dei miei voti in diritto e dalla mia (in)esperienza di politicante locale: tu mi deroghi l’articolo 16 della costituzione per 600 elettori che possono beatamente dormire dalle 03:15 alle 06:00 ma soprattutto mi deroghi anche un altro articolo, il 41 il quale recita così :


L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

Dunque il panettiere Garbarini va in contrasto con l’utilità sociale? reca danno alla sicurezza? alla libertà? alla dignità umana?

Il Senatore-Sindaco ha dato prova di leadership presidiando un piccolo esercito formato da carabinieri, polizia municipale, protezione civile (?!) prendendosi in carico persino l’onere di affrontare le contestazioni sicuramente “comuniste e facinorose” che venivano eseguite egli ha così risposto a chi sollevava eccezioni di carattere costituzionale:

Sono stato eletto per prendere delle decisioni, magari impopolari, ma che vanno rispettate. Si transita liberamente sul lungomare e si può accedere alla via Aurelia da altre vie senza transitare nel centro storico, non mi sembra così grave. Fedele al mandato e al suo operato monocratico che tanto piace all’esecutivo di stanza a Roma egli ha persino sfidato i suoi oppositori affermando :
“Fate ricorso, vedremo chi vince”

Non scomodiamo costituzionalisti o avvocati, non aggraviamo il lavoro della elefantesca magistratura, mettiamola sul ridere, dopotutto…

UNA FOCACCIA CI SEPPELLIRA’!

ps: ringrazio
http://www.ivg.it/2009/08/15/albisola-superiore-molto-rumore-per-nulla/#postcomment
http://www.ilponente.com/index.php?p=16763
http://www.comune.albisola-superiore.sv.it/multimedia/343/ORD_SIND_n_25%2009_quiete_e_transito.pdf
la Costituzione della Repubblica Italiana
il professore che mi ha interrogato rendendo indelebili questi articoli su citati
il Sindaco Dott. Sen. Franco Orsi per avermi fatto scrivere qualcosa di non introverso e triste ma finalmente faceto
http://it.wikipedia.org/wiki/Ordinanza

giovedì 3 settembre 2009

Ambiente: Tutto Intorno A Noi

Alessio Mazzucco

Dovremo scegliere un giorno tra il benessere sfrenato di cui godiamo e la Terra. Non è una frase apparsa in sogno, ma la conclusione lapidaria e sofferta del video-documentario di Al Gore, “Una scomoda verità”.

Il nostro benessere economico è garantito da un ciclo continuo di produzione, consumo, investimento, nuova produzione e così via. E’ semplice (almeno nella teoria), circolare e garante della nostra ricchezza. A parte qualche scivolata come l’attuale crisi economica, è con questo sistema che i Paesi Occidentali possono vantare una qualità di vita così elevata. C’è un però, un dubbio, un “ma”. Cosa produce l’intero sistema oltre a beni e servizi? Gas, sprechi e materiali inquinanti. Qualcuno potrebbe pensare che adesso inizierò con la solita storia della CO2. E in effetti sarà proprio così.

Al Gore dimostra infatti, con dati scientifici alla mano, come l’effetto serra non sia né una fantasia, una paura, una menzogna (come molti per altro affermano), ma una delle sfide più grandi che il nostro mondo dovrà vincere. La correlazione molto stretta tra produzione e emissione di gas serra è conosciuta e riconosciuta da chiunque: è ovvia, lampante. Ma la correlazione tra questi gas e i fenomeni naturali a cui abbiamo assistito ultimamente si fa sottile, difficile da trovare.

Dunque i fatti. L’effetto serra provoca un surriscaldamento globale (ben superiore alle ondate di calore che si sono registrate, ad esempio, nel Medioevo). Un aumento della temperatura all’equatore provoca un aumento più che proporzionale ai poli. Ciò significa accrescimento del fenomeno dello scioglimento dei ghiacci, mancanza dell’effetto di riflesso che i poli hanno nei confronti dei raggi solari (e conseguente ulteriori sbalzi di temperatura), innalzamento del livello delle acque, possibile desalinazione degli oceani e modifica (se non distruzione) delle correnti cicliche che mantengono equilibrato il clima nel mondo. Al Gore ha dato vita, in effetti, ad un documentario apocalittico. Ma la scienza supporta quanto detto prima.

Il problema dell’ambiente non coinvolge solo il clima (che ne rappresenta comunque una buona fetta), ma la distruzione del verde, il consumo sfrenato di risorse, il sovra sfruttamento del territorio, ecc.. Tutte cause della possibile distruzione del nostro mondo. Alcuni però se ne sono accorti.

L’Europa ha deciso di tagliare le emissioni di gas serra per il 20% entro il 2020, seguono gli USA con il 17%. Li batte entrambi la Svezia, sola, che promette il taglio del 40% in diversi settori, indipendenza dai combustibili fossili per i trasporti entro il 2030 e indipendenza dagli stessi per tutta l’economia svedese entro il 2050. Io credo agli svedesi, loro si impegnano. Tanto che per la presidenza europea di turno hanno scelto come logo una triplice spirale blu, verde e gialla che simboleggia “apertura, dialogo, clima”. Insomma: accettano la sfida per il clima e l’ambiente. Per chi volesse verificare o approfondire sulla questione, l’articolo è tratto da Il Corriere della Sera, 30/06/2009, “Sfida verde della Svezia alla UE…” di Offeddu Luigi.

Il problema clima e ambiente è una questione politica. Sono le riforme, le leggi, gli indirizzi verso una società a minore impatto ambientale che possono invertire la rotta dei giorni nostri. Perché le idee ambientaliste, quindi, non sono favorevolmente accolte nella maggior parte degli ambienti governativi e rappresentativi? Al Gore intitola il suo documentario “Una scomoda verità”. Scomoda per chi? Per tutti coloro che devono rendere conto di un voto. Le questioni ambientaliste, infatti, non fanno voti. Promettere alle persone di rinunciare al loro standard di vita non è certo una strategia vincente per le elezioni. Obama si è incamminato sull’arduo sentiero dell’economia eco-compatibile, ma ha dovuto aspettare una crisi per poter immaginare di cambiare il nostro sistema di produzione e consumo.

La domanda che più volte mi pongo è: possiamo agire per conto nostro, aiutare il clima e l’ambiente dal piccolo senza dover aspettare il sistema politico? Ovviamente sì. Le svolte si possono fare, pochi alla volta, poi sempre più, inseguendo l’obiettivo dell’eco-compatibilità. Mi vengono in aiuto due articoli tratti da Il Corriere della Sera (devo dire che sto diventando monotono con le citazioni): il primo è di Giovanni de Paola, datato 29/06 anno corrente, che guarda con interesse all’”impresa” di un uomo che vive ad impatto ambientale zero; il secondo è di ieri, su un programma nato in Inghilterra per diminuire i consumi nella società civile. L’uomo “eco-compatibile” vive in Belgio, non è un eremita, né rinuncia a molte delle moderne comodità (pc e internet in primis). Il suo calcolo è semplice: sul pianeta siamo sei miliardi e settecentomila abitanti; dividendo la superficie della terra per gli abitanti ognuno può consumarne 1,6 ettari, noi oggi ne consumiamo 5,1. E’ dunque necessario tagliare. “Meno dieci” è il nome della campagna inglese per l’ambiente: diminuire del 10% i propri consumi nel 2010. E il risparmio e l’eco-compatibilità va dal consumo intelligente di acqua, elettricità, energia per il riscaldamento e il raffreddamento delle case, minore uso dell’auto, mangiare più verdura e meno carne, …. Insomma: sono necessari i sacrifici. In tantissimi aspetti della nostra vita.

E questa può essere una svolta “idealista” per l’ambiente. Se i dati, infatti, si confermeranno in natura, se la scienza perseguirà il vizio di dire il vero e prevedere le catastrofi, se Al Gore e migliaia di altri scienziati, naturalisti, volontari di Green-Peace non si saranno sognati tutto, allora non ci sarà più bisogno di sacrifici volontari, perché saremo tutti costretti alle rinunce, più di quanto noi potremo mai immaginare.