Diego Zunino
Ricordi del liceo, quando si parlava degli antichi Romani, vi era una peculiarità: l'uomo pubblico doveva essere integerrimo non solo nell'attività politica che conduceva ma pure nella vita privata.
Roma 2009 d.C.: il Presidente della Regione Lazio è costretto all'autosospensione perché ha avuto rapporti con transessuali e, ricattato, è stato costretto prima a pagare poi ad ammettere pubblicamente. Le fosche tinte della vicenda non permettono ad oggi una precisa ricognizione dei fatti. Prima di lui Sircana viene criticatissimo per avere abbordato un viados.
Contestualmente un Presidente del Consiglio è stato perseguitato politicamente per essersi concesso lascivi festini nelle sue residenze private, quando contestualmente si sarebbe potuto fare una piena opposizione a ben altri interventi di indirizzo politico dell'esecutivo.
Un giudice che pronunzia una sentenza contro il suddetto Presidente viene seguito da una telecamera che maldestramente cita come stranezze il fumare le sigarette “quasi uno spot all'incontrario” (solo lui fuma.... Quante stranezze che ci hai somministrato caro Faber...) e portare calzini turchesi e mocassini bianchi.
A Parigi la testa di un ministro della Repubblica Francese, Frèderic Mitterrand, è chiesta dagli ex compagni di partito dello zio per le ambigue confessioni in un'autobiografia e la strenua difesa di Roman Polanski e dei suoi vizi privati ma fuorilegge.
Gli amici di “Azione Riformista” a Savona, avevano proposto una formazione civica di spicco, dove, ispirati al grande Montanelli “le competenze sono riconosciute ed il merito premiato”: si trattava della lista “Il Bordello”. Mai nome più azzeccato in questo periodo: un movimento transpartitico transnazionale transfrontaliero che bene dipinge la situazione politica attuale.
È forse questo il dibattito politico cui ogni giorno un privato cittadino deve essere sottoposto? Il solo metro di giudizio dell'operato pubblico è forse pensare alla figura in oggetto come “padre dei vostri figli?” (cit.)
Non dico che non sia importante la vita privata di un cittadino quando assume una carica pubblica: è una responsabilità enorme la rappresentanza di un ente, pur tuttavia non si può soverchiare il rapporto ponendo la condotta in atti personalissimi quali le frequentazioni sotto le lenzuola come condizione di esistenza di un mandato politico.
Le reazioni sono state differenti nei casi primari: Silvio ha liquidato tutto e tutti, ha proseguito il suo mandato; il buon Marrazzo invece è stato costretto all'imbarazzante autosospensione verso le dimissioni. Purtroppo il minimo comune multiplo di questi affaires sono stati la preventiva negazione di quanto accaduto bollando come menzogne, frottole etc. tutto il materiale a loro carico, per poi trovarsi costretti a negare il negato... affondando nell'imbarazzo dei fatti.
La connivenza risiede inoltre in una classe di media incapace di fare muro contro questi famigerati, abusati, irritanti dossier: l'economia for dummies ci invita a ragionare sul prezzo di un bene non domandato. Questo è zero, al netto dei costi fissi. Dunque mi viene da pensare che se nessuno volesse comprare questi dossier, allora i “produttori” (ovvero i ricattatori, i reporter freelance in odore di soldi facili) dovrebbero uscire dal mercato, non ritenendo più profittevole proseguire in quest'attività dalla dubbia morale.
Non dico in questo modo che l'attività d'informazione sia violata in quanto ben poco mi interessa, e così credo a non pochi altri, di chi vada a letto con chi. Men che meno se ciò non altera in alcun modo gli equilibri di un paese o di un territorio: chi riteneva infatti che fare dieci domande sulle frequentazioni a casa propria del premier fosse un modo di fare opposizione, forse l'unico in grado di arginare la deriva autoritaria si è arreso al tempo, il quale ha fatto passare in secondo piano la vicenda lasciando spazio alle sardoniche battute reperibili in rete, ai giuochi di parole sull'escort e sull'utilizzatore finale: insomma un grande repertorio di cabaret ma non certo opposizione.
Non voglio cedere alla lusinghiera tentazione di un'ipotesi giustizialista che vede ogni rinvio a giudizio conseguire ciecamente le dimissioni dell'inquisito, né voglio affermare che la magistratura governi il paese: pur tuttavia pare opportuno restituire alle indagini un certo grado di riservatezza, “la gente deve sapere che...” no, la gente non deve sapere se chi mi ricatta è in possesso di foto con travestiti o è il mio alter ego travestito in un magistrale fotomontaggio, altrimenti si rischia che più comodamente per un percettore di redditi così alti in tempi di crisi sia più facile cedere al ricatto piuttosto che affidare le indagini alla Giustizia.
Ridiamo danzando allegramente in questa “sardana infernale” (cit.) di veleni, ignari di come danzare in una “corte di nani e ballerine” (grazie infinite al compagno Formica per questo squisito motto) possa svilirci molto, farci sentire leggieri e soavi ma terrorizzati, tremendamente, da una telecamera dietro l'angolo.
Da piccolo temevo di fare politica perché avevo paura delle BR, ora ho paura di un dossier, soprattutto se di “mattino 5”.
Contestualmente un Presidente del Consiglio è stato perseguitato politicamente per essersi concesso lascivi festini nelle sue residenze private, quando contestualmente si sarebbe potuto fare una piena opposizione a ben altri interventi di indirizzo politico dell'esecutivo.
Un giudice che pronunzia una sentenza contro il suddetto Presidente viene seguito da una telecamera che maldestramente cita come stranezze il fumare le sigarette “quasi uno spot all'incontrario” (solo lui fuma.... Quante stranezze che ci hai somministrato caro Faber...) e portare calzini turchesi e mocassini bianchi.
A Parigi la testa di un ministro della Repubblica Francese, Frèderic Mitterrand, è chiesta dagli ex compagni di partito dello zio per le ambigue confessioni in un'autobiografia e la strenua difesa di Roman Polanski e dei suoi vizi privati ma fuorilegge.
Gli amici di “Azione Riformista” a Savona, avevano proposto una formazione civica di spicco, dove, ispirati al grande Montanelli “le competenze sono riconosciute ed il merito premiato”: si trattava della lista “Il Bordello”. Mai nome più azzeccato in questo periodo: un movimento transpartitico transnazionale transfrontaliero che bene dipinge la situazione politica attuale.
È forse questo il dibattito politico cui ogni giorno un privato cittadino deve essere sottoposto? Il solo metro di giudizio dell'operato pubblico è forse pensare alla figura in oggetto come “padre dei vostri figli?” (cit.)
Non dico che non sia importante la vita privata di un cittadino quando assume una carica pubblica: è una responsabilità enorme la rappresentanza di un ente, pur tuttavia non si può soverchiare il rapporto ponendo la condotta in atti personalissimi quali le frequentazioni sotto le lenzuola come condizione di esistenza di un mandato politico.
Le reazioni sono state differenti nei casi primari: Silvio ha liquidato tutto e tutti, ha proseguito il suo mandato; il buon Marrazzo invece è stato costretto all'imbarazzante autosospensione verso le dimissioni. Purtroppo il minimo comune multiplo di questi affaires sono stati la preventiva negazione di quanto accaduto bollando come menzogne, frottole etc. tutto il materiale a loro carico, per poi trovarsi costretti a negare il negato... affondando nell'imbarazzo dei fatti.
La connivenza risiede inoltre in una classe di media incapace di fare muro contro questi famigerati, abusati, irritanti dossier: l'economia for dummies ci invita a ragionare sul prezzo di un bene non domandato. Questo è zero, al netto dei costi fissi. Dunque mi viene da pensare che se nessuno volesse comprare questi dossier, allora i “produttori” (ovvero i ricattatori, i reporter freelance in odore di soldi facili) dovrebbero uscire dal mercato, non ritenendo più profittevole proseguire in quest'attività dalla dubbia morale.
Non dico in questo modo che l'attività d'informazione sia violata in quanto ben poco mi interessa, e così credo a non pochi altri, di chi vada a letto con chi. Men che meno se ciò non altera in alcun modo gli equilibri di un paese o di un territorio: chi riteneva infatti che fare dieci domande sulle frequentazioni a casa propria del premier fosse un modo di fare opposizione, forse l'unico in grado di arginare la deriva autoritaria si è arreso al tempo, il quale ha fatto passare in secondo piano la vicenda lasciando spazio alle sardoniche battute reperibili in rete, ai giuochi di parole sull'escort e sull'utilizzatore finale: insomma un grande repertorio di cabaret ma non certo opposizione.
Non voglio cedere alla lusinghiera tentazione di un'ipotesi giustizialista che vede ogni rinvio a giudizio conseguire ciecamente le dimissioni dell'inquisito, né voglio affermare che la magistratura governi il paese: pur tuttavia pare opportuno restituire alle indagini un certo grado di riservatezza, “la gente deve sapere che...” no, la gente non deve sapere se chi mi ricatta è in possesso di foto con travestiti o è il mio alter ego travestito in un magistrale fotomontaggio, altrimenti si rischia che più comodamente per un percettore di redditi così alti in tempi di crisi sia più facile cedere al ricatto piuttosto che affidare le indagini alla Giustizia.
Ridiamo danzando allegramente in questa “sardana infernale” (cit.) di veleni, ignari di come danzare in una “corte di nani e ballerine” (grazie infinite al compagno Formica per questo squisito motto) possa svilirci molto, farci sentire leggieri e soavi ma terrorizzati, tremendamente, da una telecamera dietro l'angolo.
Da piccolo temevo di fare politica perché avevo paura delle BR, ora ho paura di un dossier, soprattutto se di “mattino 5”.