martedì 29 dicembre 2009

Trionfo D'Amore

Filip Stefanovic

Silvio Berlusconi è un corruttore di giudici e ufficiali della Guardia di Finanza.
Silvio Berlusconi è un evasore fiscale.
Silvio Berlusconi ha avuto stretti rapporti con la mafia.
Silvio Berlusconi detiene la maggior parte dei canali d’informazione in Italia e ha una forte, spesso predominante influenza sui restanti.
Silvio Berlusconi ha ridotto le istituzioni a bieca merce di scambio, offrendo le più alte cariche, come ad esempio quella di Ministro per le pari opportunità, a donne avvenenti senza alcuna preparazione politica in cambio di prestazioni sessuali. Sesso orale, per la precisione.
Silvio Berlusconi è un pedofilo. O almeno, la performance canora di Noemi Letizia di questi giorni [1] dimostra che certamente i loro incontri non potevano essere incentrati, come all’epoca dichiarato [2], sul pianoforte e sul karaoke (a meno che il Premier non sia anche masochista: Silvio Berlusconi è un masochista?).
Silvio Berlusconi...

“Credo che a tutti sia chiaro che se di un presidente del consiglio si dice che è un corruttore di minorenni, un corruttore di testimoni, uno che uccide la libertà di stampa, che è un mafioso, addirittura uno stragista, un tiranno, è chiaro che in una mente labile, e purtroppo ce ne sono in giro parecchie, diventare tirannicidi vuol dire essere eroi nazionali e fare il bene della propria patria e dei propri concittadini e quindi acquisire un merito e una gloria importante” Silvio Berlusconi, 20 dicembre 2009 [3].

Secondo questa dichiarazione, contornata da esternazioni non meno memorabili come quella dell’On. Cicchitto alla Camera [4], mi posso ritenere di diritto complice dei “mandanti morali” di (futuri) attacchi violenti contro il Presidente del Consiglio, o fors’anche la maggioranza in solido. Certo, non ho pretesa di ergermi ad opinion maker, né l’idea che ciò che io dica o scriva possa avere lo stesso ascendente di giornalisti di stampa nazionale o televisivi (che, per altro, raramente mi pare abbiano esternato giudizi categoricamente espliciti): già mesi fa palesai i motivi per cui ritengo senza mezzi termini quello di Berlusconi un regime liberticida [5]. Ciò nondimeno, un clima d’odio (cit.) non nasce da quattro bocche aperte dall’alto, ma si forma come concerto di voci, tiepida aria che insistentemente, senza prepotenza, si insinua in ogni minima fessura della società civile, e quando t’accorgi che la temperatura è cambiata, beh, è già cambiata. Quindi, nel mio piccolo, io contribuisco a fomentare questa campagna d’odio. Cosciente di ciò, concludo: diverse delle cose che ho detto si basano su fatti accertati in sede giudiziale [6]. Altre non sono state provate oltre ogni ragionevole dubbio, ma sono, a mio avviso, sufficientemente concrete da poter essere avallate o perlomeno, considerata la gravità delle accuse e la posizione pubblica dell’accusato, necessariamente dibattute sino al loro completo chiarimento.

È forse questo terrorismo mediatico? Attentato alle istituzioni? Impedimento al buon governo del paese? È bieco giustizialismo? Incitamento all’odio? In una libera democrazia parrebbero dubbi leziosi, in Italia dividono anche l’opposizione.

Qual è esattamente il confine tra la libera critica, anche piccata critica, e la fomentazione all’odio, alla rabbia? Tra la libertà di espressione e di dissenso (o espressione del dissenso), e il rispetto delle istituzioni? Proprio in nome di questa libertà, sono pronto a sottoscrivere ognuna delle mie precedenti dichiarazioni, ma, in cuor mio, là dove non esiste altro che la mia parola e dove solamente io posso sapere se mento o se sono sincero, in tutta onestà dico di non odiare Silvio Berlusconi. Né come uomo, né come politico. Lo ritengo una malattia per la democrazia, un elemento da estirpare politicamente in quanto nuoce gravemente al bene del paese, eppure non ho mai pensato, detto o anche solo sperato in segreto di vederlo sanguinante, ferito o decisamente morto. Ma proprio per questa ragione, per non avere mai espresso una così forte passione nei suoi riguardi, non mi sento oggi di dover esplicare la mia solidarietà nei confronti di Berlusconi. Non comprendo perché il suo volto sanguinante dovrebbe placare il mio dissenso nei confronti del suo operato politico, la piena opposizione al suo governo, la denuncia del suo aperto tentativo di scardinare le basi costituzionali del paese per l’unico dichiarato intento di salvarsi da procedimenti penali che interferiscono col suo mandato governativo (e non solo). Non sento la necessità di dover esplicitare testualmente la condanna di quell’atto violento, perché non accetto l’idea che tale scelta venga automaticamente associata a una palese approvazione di quanto accaduto! La vera strumentalizzazione è quella che vede politici di ogni sponda e colore (tranne Di Pietro, che per questo è passato per belva sanguinaria) doversi rincorrere a chi dimostra maggiore pietà e vicinanza umana, tendere la mano al capezzale del moribondo in una teoria senza fine, che va dagli amici, ai colleghi, ai dipendenti giù giù fino al popolo, che si sa, è sempre quello dall’animo più sincero e genuino. Così oggi, noi ancora pieni della vista del suo sangue e Lui ancora convalescente, vediamo questa mano tendersi magnanima, carica di solo Amore. È però – ed è qui che s’innesta la sottile trappola – non un amore incondizionato, il perdono del gesto inconsulto e magari l’assunzione delle proprie responsabilità. È invece la carezza che si offre al cane appena bastonato, il sorriso ad un bambino da poco castigato, un gesto che ammiccante offre futura protezione, ma solo a date condizioni: che non si morda più il padrone, non si risponda più male a papà, o, fuor di allegoria, si smetta di criticare e ostacolare il Presidente del Consiglio, affinché possa finalmente raggiungere quegli obiettivi che da mesi insegue, e che hanno finora trovato per strada un inusitato numero d’ostacoli.

Sono queste le ragioni per cui la nuova politica dell’amore non è altro che l’ennesima forma di ricatto, più subdola che mai proprio perché mascherata con una parola di potente impatto, che a tutto si riferisce tranne che alle reali intenzioni del suo promulgatore. Chi osasse ergersi contro un così forte messaggio di pace sa già che ciò risulterebbe doppiamente dannoso: a livello personale, in quanto segno di umana ottusità verso i dolori altrui, e politicamente, perché prova di quanto la sinistra sia spietata e rancorosa nel fomentare il suo cieco odio nei confronti di Berlusconi. Ricorda per certi aspetti il meccanismo dipinto da Orwell, dove proprio al Ministero dell’Amore spettava, in 1984, l’ingrato compito di reprimere ogni forma di dissenso. A noi non serve tutto un dicastero, basta un partito.

[1] http://www.youtube.com/watch?v=tJyGk9vt_28&fmt=18
[2] http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/2009/28-aprile-2009/ecco-noemi-diciottenne-che-chiama-berlusconi-papi-1501304940417.shtml
[3] http://www.corriere.it/politica/09_dicembre_20/berlusconi_avanti_bene_paese_495a1170-ed58-11de-9ea5-00144f02aabc.shtml
[4] http://www.youtube.com/watch?v=kFJkYbSTUmE&fmt=18
[5] http://filste.wordpress.com/2009/06/08/regime/
[6] http://it.wikipedia.org/wiki/Procedimenti_giudiziari_a_carico_di_Silvio_Berlusconi

mercoledì 23 dicembre 2009

Vacanze Natalizie

Alessio Mazzucco

È da tanto tempo che non si scrive su questo “giornale”. Forse troppo. Presi dal vortice degli eventi siamo scomparsi un po’ tutti. Io in primis; me ne dolgo. Eppure di avvenimenti ne sono accaduti, tante le novità dell’ultimo periodo! Novità strane, preoccupanti, certamente fonte d’ispirazione per scrivere. E invece…

Che dire? Stiamo assistendo al tracollo definitivo delle Istituzioni in questo nostro amato/odiato Paese e noi restiamo a guardare. Basiti, preoccupati, indifferenti, non ha importanza. Noi guardiamo, ne discutiamo magari, ma alla fine della proiezione, quando le luci in sala si riaccendono, ognuno per sé, si torna a casa. Mi ricordo, senza citare a memoria, cosa diceva il mio professore a proposito dei Socialisti degli anni Venti (se non vado errato): “Facevano discorsi rossi, infuocati, poi la sera tornavano a casa, si tiravano su le coperte a scaldarsi per bene e dormivano sonni tranquilli”. Noi siamo così. Noi dormiamo sonni tranquilli alla fine di ogni giornata di parole, discussioni e pensieri infuocati.

La Democrazia si basa su un semplice assunto: il popolo deve rispettare e avere piena consapevolezza dell’importanza e del significato delle Istituzioni. La Costituzione regola l’intero sistema finché da tutti è considerata giusta regolatrice. Nel momento in cui si svuota ogni sentimento nei suoi confronti, anche la Costituzione diventa carta straccia. Considero questo concetto estremamente importante. Non è la Costituzione che garantisce l’equilibrato svolgersi della Democrazia in un Paese, ma è il popolo che, considerandola tale, le conferisce i poteri per farlo. E il nostro popolo, noi insomma, cosa pensa adesso? Le Istituzioni, che importanza hanno nella nostra società?

“L’attentato della statuetta” al Primo Ministro è un fatto gravissimo. Va condannato. Mi piace, però, vedere le reazioni nei giri di valzer della nostra vita politica. Prima tutti dicevano tutto, insultavano, attaccavano, querelavano, compilavano dossier; ora, da quel putiferio di schiamazzi e violenze verbali degni d’un derby inglese dei bei tempi andati, ne sono usciti cauti fiorettisti e gentiluomini. Si richiede la calma, la sobrietà, un ritorno al dialogo,…. I peggiori berluscones si sono trasformati in santi e quel grande partito d’opposizione (???) che è il PD rimescola per bene le frasi per vomitare un frullato politichese di dubbio significato. Ma questa è la politica. Un mondo di detti e contraddetti che noi ammiriamo oltre lo schermo d’un televisore o sui fogli di giornale profumati d’inchiostro freso. Triste, vero?

Volevo parlar d’altro però. In particolare delle Istituzioni (discorso che mi sono lasciato alle spalle). Dicevo: la Democrazia funziona finché il popolo ne ha consapevolezza e rispetto. Certo, in un Paese di tifoserie (mi viene in mente l’articolo di Gianmario dell’anno passato, “Il Rosso e il Nero”), fazioni e partigianerie, è sicuramente difficile, se non impossibile, parlare di “Democrazia matura”. E in questo clima così… vivace?... dove finiscono le Istituzioni? Ognuno può dirne ciò che vuole oramai. Un Presidente della Repubblica “di sinistra"; un buon modo per legittimarlo, vero? Un presidente della Camera “compagno”, avvezzo al vino rosso di Romagna (ipse dixit Feltri). La Corte Costituzionale “di sinistra”, gli oppositori (tutti, di qualsiasi idea e origine politica) “compagni”, i giornalisti “terroristi mediatici”, i giudici e i PM “antropologicamente diversi”, ecc…

Premettendo che Cicchitto mi fa pena dopo un discorso come quello pronunciato in Parlamento a seguito dell’aggressione al Primo Ministro, mi chiedo: ma questo, secondo voi, è rispetto delle Istituzioni? No, risposta ovvia. Il problema è un altro, provo a focalizzarlo meglio: gli elettori, i cittadini, sono forse indignati? Alcuni sì. Molti altri, purtroppo, no. Eccolo il problema. Se questa fosse una Democrazia matura, discorsi simili avrebbero generato un tale moto di protesta che persone “di destra” e “di sinistra” si sarebbero probabilmente unite nell’esprimere il proprio sconforto, la propria delusione, il proprio disappunto (per dirla con termini eleganti). E’ accaduto? No. Show must go on, tutto prosegue.
Al cittadino dovrebbe stare a cuore il funzionamento delle proprie Istituzioni, non certo che la propria fazione politica abbia ragione sempre e comunque, in qualunque situazione e in qualunque momento. Così è adesso. Vi sembra, quindi, una Democrazia matura? A voi il verdetto. A me non pare neanche l’ombra sbiadita di un Paese con saldi principi democratici.

Ne approfitto per augurare a tutti Buone Feste. Chissà, forse un po’ di relax vacanziero gioverà al ribollir d’ardori dei nostri illuminati politici. L’importante è che le idee si schiariscano soprattutto a tutti noi.